Cosa si intende per Archeologia Virtuale?
Siamo abituati a pensare che virtuale è ciò che non esiste nella realtà, ciò che nasce da un’elaborazione digitale. Ma se pensiamo che anche il mondo tangibile può essere trasferito ai calcolatori, ai sistemi digitali, scopriamo che il virtuale può essere a supporto dell’indagine sulla realtà. Non abbandoniamo questo pensiero e cerchiamo di comprendere cos’è l’archeologia Virtuale.
Pur se i concetti ci sembrano moderni e attuali, in realtà il primo a parlare di Virtual Archaeology fu Paul Reilly, negli anni Novanta. Egli nel 1991 indicò la possibilità di replicare gli scavi mediante modelli tridimensionali e soluzioni multimediali. Oggi la tecnologia ha sviluppato diversi sistemi che offrono la possibilità di immagazzinare all’interno di computer e calcolatori un’infinità di complessi dati: ovvero sistemi di acquisizione digitale.
Possiamo parlare di Archeologia Virtuale tutte le volte che un’area archeologica o un reperto viene rilevato mediante questi sistemi che consentono poi l’elaborazione del modello digitale al computer o quando sulla base dei dati ricavati e dagli studi effettuati i sistemi digitali permettono di ricostruire l’aspetto originario delle rovine che oggi vediamo nelle aree archeologiche. Dai modelli digitali che replicano gli oggetti reali o li integrano mediante ricostruzioni virtuali si ricavano svariati sistemi per lo studio, la fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale. L’archeologia virtuale è l’immersione virtuale in contesti storici ricostruiti, modelli tridimensionali di reperti esplorabili sul web o tramite applicazioni multimediali, proiezioni virtuali sui ruderi per comprenderne l’integrità di un tempo.
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