La difficoltà di restituire graficamente un progetto che non è stato realizzato, consiste nel fatto che non esistono disegni esecutivi, né un riscontro reale dell’edificio. Solo schizzi, studi planimetrici, disegni di massima, scritti. Spesso si tratta di idee buttate giù dall’architetto ma che non sono riuscite a trovare la loro definizione completa o è limitato il materiale giunto fino a noi. Privi di un riscontro reale di un edificio realizzato, lo studio dell’architettura rimane limitato ai disegni e alle ipotesi seguite in base dagli studi acquisiti.
Immagini tratte dai documenti originali dei progettisti (G. Terragni - P. Lingeri).
Nel caso del Danteum, qui proposto con gli elaborati multimediali tratti dalla mia tesi di laurea, ciò che rimane (quasi miracolosamente scampato alle distruzioni della seconda guerra mondiale) sono i disegni di un progetto che potremo definire “di massima”, oltre ad alcuni schizzi e disegni prospettici ad acquerello. Inoltre, diverse sono le discrepanze e le contraddizioni che si sono riscontrate tra gli stessi disegni originali. Quindi la restituzione grafica dell’edificio e ancor più la restituzione tridimensionale e virtuale, passa da un’attenta analisi del materiale reperito, ogni disegno nasce da studi e supposizioni avvalorate da una curata bibliografia. Fondamentale è stato, nel caso in esame, la Relazione riportata nei testi consultati e redatta dagli stessi Terragni e Lingeri, pronti a sottoporla al Duce. Quest’ultima è risultata comunque lacunosa nell’ultima parte, si interrompe alla descrizione della sala dedicata alla cantica del Purgatorio[1]. Inoltre già molti altri studiosi avevano notato la «costante noncuranza per ogni definizione numerica (…), proprio i numeri sono più volte riportati in maniera approssimata o perfino errata»[2]. Di aiuto al disegno è stata la rigorosa applicazione della geometria aurea, a cui gli progettisti scrivono di far esplicito ricorso, supportata dagli studi di T. Schumacher.
Planimetria dei Fori Imperiali (Roma) con inserito il progetto del Danteum (in alto a sinistra, di pianta rettangolare).
Immagine tratta dai documenti originali dei progettisti.
La restituzione grafica del progetto del Danteum, in questo studio qui riportato, ha lo scopo di mostrare quale sarebbe stato il suo aspetto e le suggestioni che avrebbe sollecitato secondo quanto immaginato dai progettisti. Tutto ciò è stato possibile con l’uso delle moderne tecniche di rappresentazione che oggi affiancano sempre di più i sistemi tradizionali di espressione grafica dell’architettura. Si è pertanto fatto uso di un software di disegno tridimensionale parametrico che consente di gestire gli elementi architettonici per mezzo di geometrie solide e facilita la comprensione e gestione del modello grazie al simultaneo controllo dell’oggetto su ogni vista (bidimensionale e tridimensionale) gestendo automaticamente le modifiche eseguite di volta in volta, in ogni parte di esso, controllandone interamente ogni dettaglio in tempo reale. Un altro software, invece, ha consentito, sulla base del modello architettonico creato, di elaborare immagini fotorealistiche del progetto. In altre parole, è stato possibile produrre immagini del modello attraverso complessi sistemi di calcolo algoritmico (gestiti dal programma in questione) che definiscono in ogni punto dell’immagine, colore, luci, riflessioni, ombre e caratteristiche materiche degli oggetti “virtuali” formanti il modello tridimensionale. È ciò che in un solo termine si definisce rendering.
Da ciò si deduce che lo studio condotto sulla documentazione in possesso deve essere capace di vedere oltre il semplice disegno: le ipotesi sono state condotte anche riguardo l'interpretazione delle scelte materiche che avrebbero fatto i progettisti per dar "vita" al loro progetto e a come la luce lo avrebbe invaso creando le particolari suggestioni che i progettisti immaginavano.
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